E’ scomparso Carlo Donato

Con grande tristezza annunciamo che è venuto a mancare Carlo Donato, già professore ordinario presso l’Università di Sassari ed ex tesoriere dell’AIIG.

Riportiamo il commosso ricordo che Giuseppe Scanu, presidente AIC, ha condiviso con i soci.

Con grande dispiacere/costernazione devo comunicare che è venuto a mancare un caro amico, un socio appassionato e disponibile, uno stimatissimo collega: Carlo Donato. Stava male da un po’ di tempo, ma tra alti e bassi stava cercando di affrontare con una buona dose di ironia, quelli che lui, sempre in modo scanzonato, definiva “acciacchi” dovuti al non essere più ragazzo e certo di  superare i problemi e non pensando che la situazione si sarebbe aggravata improvvisamente,  fino alla fine.

È difficile accettarlo, come non è semplice pensare che il suo viso sempre sorridente, anche quando era turbato o preso seriamente da questioni importanti, ora non ci sia più. Difficile immaginare che non possa più salire su quell’aereo per andare su e giù, tra Trieste e Sassari, come ha continuato a fare anche in seguito alla quiescenza, quando ha voluto mantenere  l’insegnamento affidatogli dal suo Dipartimento e per lui molto importante perché “aveva ancora tanto da dare”.

Chi lo ha conosciuto sa che Carlo era proprio così, faceva le cose in cui credeva e si impegnava fino in fondo, non preoccupandosi d’altro che di concluderle positivamente. E alla didattica, alla ricerca, al lavoro con i suoi allievi, all’approccio con gli studenti aveva dato molto e di questo era ben contento. Chi da collega lo ha seguito e lo ha visto iniziare quel percorso da pendolare che poi avrebbe finito per caratterizzare tutta la sua vita, che lo ha visto adattarsi a un mondo diverso rispetto a quello di provenienza (come usi, comportamenti o approcci alla quotidianità), tanto da non cambiare o cercare di “tornare” nella Sua università, ha capito che era un personaggio che dava in ciò che credeva. Ha scelto di restare dove aveva iniziato la carriera di Professore, prima da Associato e poi da Ordinario, era un idealista convinto che metteva tutto se stesso in ciò che faceva e in cui credeva. Su Sassari, città che appunto lo ha chiamato quando è divenuto idoneo in uno dei famosi concorsi ante legge 240/2010,  che lui sperava di lasciare subito non appena avesse trovato una soluzione più vicina a Trieste, ha invece investito tutta la sua vita, credendoci, appassionandosi, impegnandosi, ma anche divertendosi: dopo la sua città e la sua università di origine, penso che la “sassareseria” su cui era solito scherzare, lo abbia conquistato e non lo abbia più lasciato. Anche quando, non molto tempo fa,  abbiamo parlato, seppur reduce dalla malattia dalla quale sembrava essersi ripreso (purtroppo solo parzialmente) era molto preso dallo scherzare su questi aspetti e dalla voglia di riprendere l’aereo e volare a Sassari.

Purtroppo, non sarà più così e mi dispiace profondamente anche perché è stato un collega molto rispettoso dei ruoli, con un comportamento da gentiluomo ineccepibile, anche se un po’ testardo. Un tratto caratteriale tipico del suo essere idealista, che lo portava a difendere con passione il suo pensiero, magari “alzando i toni della discussione”, ma riportando tutto alla normalità con il suo tipico sorriso e le sue pronte battute. Se penso a Carlo penso a un uomo che è vissuto in primo luogo per la famiglia e per i figli, ma che ha trovato nell’università, nella ricerca e nella didattica i valori di un’essenza e di un credo che lo hanno gratificato e a cui non poteva rinunciare: quando lo ha fatto è stato solo a causa della malattia. La sua vita da sassarese è stata un po’ avventurosa e scanzonata, il suo carattere aveva infatti trovato il giusto connubio tra la cultura vivace del posto e il suo essere un “trendy”, alleggerendo le fatiche giornaliere con il racconto degli aneddoti che coloro che lo hanno conosciuto non faranno certo fatica a ricordare.

Ne ricordo solo uno, a cui lui teneva moltissimo.

Nei primi anni della sua venuta a Sassari, quando ancora si usava andare a cena tra colleghi e chiacchierare di questioni universitarie, ci siamo incontrati e siamo andati alla ricerca di un posto dove mangiare e bere un buon bicchiere di vino, cosa che non disdiceva. Era il 14 di febbraio e i ristoranti erano tutti occupati da fidanzati e/o innamorati. Alla fine, per cortesia e con fatica, sono riusciti a ricavarci un tavolo (ovviamente addobbato con fiori, candele ecc.) per cui ci siamo ritrovati come un corpo estraneo e strano a essere soli uomini tra fidanzati e fidanzate, tra innamorati e innamorate, fornendo l’impressione “di essere fidanzati” (gli anni di cui parlo non erano ancora così laici su queste questioni) a parte poi l’esserlo davvero: penso che il solo pensiero lo faccia rigirare nel posto dove purtroppo è da qualche ora. Questa cosa non l’ha mai dimenticata e puntualmente, tutti gli anni, il 14 di febbraio mi chiamava al telefono per farmi gli auguri “da fidanzato” preceduti da una risata con battute e battuttacce sassaresi che chi lo conosceva può ben immaginare. Questo è stato l’unico anno che non ha telefonato. Ma era già preso da altri pensieri e forse già pensava a un prossimo viaggio. Purtroppo, non a Sassari, come avrebbe voluto.

Con grande rimpianto, con rammarico e dolore ti abbracciamo forte e ti auguriamo un buon viaggio…

Ciao Carlo!